Strumento facente parte della categoria degli
ottoni a bocchino, il corno francese nasce, così come lo conosciamo noi, nella seconda metà del XVII secolo. Prima di allora si può parlare di corno naturale o corno da caccia: uno strumento consistente in tubi metallici ritorti e la parte finale svasata, la campana.
Come il corno francese odierno, questo strumento prevedeva
il bocchino, ma lo strumento veniva impugnato nella parte di tubo vicino all’imboccatura, avvinghiando il resto intorno al braccio, visto che il suonatore nel frattempo aveva un cavallo da gestire! Lo strumento poteva produrre solo gli armonici naturali, quindi più acuti e ravvicinati tra loro. Prima del corno da caccia in ottone, troviamo strumenti ancestrali che venivano semplicemente ricavati da corna vaccine.
Dalla metà del Seicento il corno francese si sviluppò su diversi aspetti per arrivare alla sua versione “definitiva” un centinaio di anni più tardi.
Questi cambiamenti influirono inevitabilmente anche sul suono stesso prodotto dallo strumento e consentirono di ampliare notevolmente l’estensione del corno francese: da un timbro che ricordava quello della cornetta e della tromba, si passò a quello pastoso e malinconico del corno che conosciamo.
Il timbro è versatile: può essere soffice e profondo, pieno, scuro e pastoso, ma anche squillante e maestoso. Uno degli elementi più caratteristici dello strumento è l’uso della mano destra: infatti la posizione classica del suonatore prevede la mano sinistra impegnata a destreggiarsi con i tasti, mentre la destra sorregge lo strumento. In realtà è proprio la mano destra che conferisce al corno francese il suo inconfondibile suono ovattato: cambiando la posizione all’interno della campana si può scurire il suono ottenendo l’effetto stoppato della sordina e correggere l’intonazione.